Cosa possiamo sapere?
2024 · 01 2 min read
Quand'ero in quinta liceo scientifico ho avuto uno degli anni scolastici migliori della mia vita. Ci ho pensato molte volte in seguito, anche per capirne i perché, ma tra tutti c'è stato un evento che ha in qualche modo cambiato le sorti del mio anno scolastico.
Durante il primo mese in filosofia si parla di Immanuel Kant, molto presto comincia il giro delle interrogazioni e vengo chiamato per primo. Il professore non fa in tempo a formulare una domanda che suona la campanella: Sono salvo! O così credevo.
Alla lezione successiva arrivo preparato ma il prof chiama altri 4 e mi ignora. La lezione successiva mi ignora ancora. E ancora.
Le poche pagine su Kant sono diventate decine, alla "critica della ragion pura" si sono affiancate quella della ragion pratica e del giudizio. Il professore finge di dimenticarsi di me, mi tocca alzare la mano prima che cominci un nuovo argomento: "Prof mancherei solo io da interrogare" - "Ah sì, Bonomo, ti interrogo domani su Fichte".
Avevo passato un mese a studiare Kant per niente ma a qualcosa era servito: ho adorato Kant. Ho letto tutto quello che c'era scritto nel libro di testo e non mi è bastato, ho letto saggi trovati in biblioteca, ho cercato su internet, ho studiato per davvero e in quel periodo probabilmente ho capito sul serio cosa voleva dire studiare.
Questo grande preambolo per spiegare lo stupore e il piacere di aver trovato questa piccola perla: un breve riassunto della filosofia di Kant, usando spiegazioni semplici e disegni chiari.
Riporto un piccolo estratto iniziale:
So rationalists think that our mind is built to understand the world through rational thinking—from the inside. Empiricists believe that we learn about the world through observation—from the outside. Both groups assume that our mind somehow adjusts to the world around us. Immanuel Kant turns this around. He says it’s not our mind that adjusts to the world; the world adjusts to our mind.
Non so se sia stato Kant a cambiare il mio anno scolastico ma mi piace pensare che lo abbia fatto, che in qualche modo in quel primo mese di scuola io abbia imparato cosa potevo sapere, come avrei dovuto comportarmi e come potevo apprezzare le cose belle.